giovedì 21 luglio 2016

Sulla via dell’estinzione navigano le politiche partorienti ideali


Quando ci domandiamo "Che cosa è un uomo?", la risposta è la sua definizione: “È proprio dell’uomo essere animale ragionevole” (Tommaso d’Aquino, C. Gent., III, 39). Determinante, però, nell'uomo è l'autoaffermazione coscienziale, ovvero la sinderesi come capacità di distinguere il bene dal male. La sinderesi, cioè, permette all'uomo di avere autocoscienza, esame di sé, conoscenza innata del bene e del male, capacità di dirigersi verso ciò che lo protegge, verso il bene che lo favorisce. Questo bene però non è sommo egoismo, o compiacimento di sé, auto  soddisfacimento di ciò che è più utile al soggetto aspirante, piuttosto è elemento di relazione con il prossimo: non si può ignorare di vivere in una collettività.

Ora, scandagliando nei meandri dell’attualità socio/politica, e andando oltre le banalità della saccenza qualunquista e dell’opportunismo, appare lampante l’incapacità di determinismo, di responsabilità verso il bene civico e dei Popoli da parte delle rappresentanze delegate: assistiamo a una nauseabonda retorica di storie, anche costruite, di contrapposizioni, divisioni, di uomini che fermano il cammino della civiltà verso l’oggi creare e il domani sperare. Quaestio: esistono  testimoni credibili che sappiano tenere fermo l’ideale della vita, della civiltà, dei diritti umani, che sappiano con determinazione esporsi e affermare la propria visione senza tentennamenti o timori di perdere  sostegni, anche economici? Sembra, ahimè, di vivere costantemente sotto la cappa della mala pianta di associazioni costringenti, delle massonerie affariste, della delinquenza psicologica che frena ogni desiderio di crescita. I bisogni umani sono un dato realistico, anelano risposte, non alimento di terrore che si alimenta del terrore stesso creato. È il gatto che si morde la coda!

Quanto sangue versato, quanto pane desiderato, quanti occhi hanno sperato e sperano che testimoni sani difendano i valori umani nel criterio nobile del senso della giustizia umana. La giustizia è più una qualità del cuore, la disposizione virtuosa dei rapporti umani. Coinvolge chiunque appartenga ad una comunità, rappresenta la costante e perpetua volontà, tradotta in azione, e sa riconoscere a ciascuno ciò che gli è dovuto. E, mentre le virtù morali rendono l’uomo migliore in se stesso, la giustizia lo rende migliore anche in rapporto agli altri. Tommaso definisce giustizia: abito per cui l’uomo è inclinato a dare a ciascuno il suo, con volontà costante e perpetua. (S. Th. II-II, q. 58, a.1). Un volere costante vuol dire un’attitudine spontanea e aperta della nostra volontà, che non può essere ridotta a una semplice capacità di calcolare quanto si deve all'altro.

Non pervenute risultano sempre più le politiche partorienti ideali, coerenza d’azione, mentre confusi riformisti ambiscono a riforme che non possono essere che confuse. Poi non ci dobbiamo meravigliare se nella società stolti votati al male esprimono la loro schizofrenia falciando e distruggendo vite, seminando morte, epurando, con l’inganno, espressioni di pensiero che divergono dal proprio, sotto gli occhi del mondo, dei ‘potenti’, che non reagiscono, attenti agli interessi personali più che alla difesa della verità, della libertà, della vita. E si alimenta il male fare, si giustifica l’ingiustificabile, si offre superficialità d’intenti, coprendo e insabbiando con reti associative sempre più impermeabili. Per questo di morte del pensiero oggi si deve parlare, sulla via dell’estinzione navigano le politiche partorienti ideali! La società civile, ingolfata da despoti politicanti e sultanati vari, diventa sempre più liquida e sempre meno aperta, a discapito della dignità umana ferocemente vilipesa. Non si può rinunciare al sogno della vita: l’anima, in quanto forma spirituale, sorpassando tutta la capacità della materia, immette anche nell'uomo la vita propria dello spirito, cioè la vita intellettiva. Essa mostra capacità aperte sulla totalità dell’essere: l’intelletto per conoscere e la volontà per volere. Di fronte a tale umanità completa, dilaga nell'uomo ragionevole il senso del ritrovarsi e rinnovarsi, scardinando dalla morte e restituendo vita, sogno e civiltà.



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