lunedì 19 giugno 2017

Speranza donna: l’armonico che completa la disarmonia

Femminilità e mascolinità sono tra loro complementari non solo dal punto di vista fisico e psichico, ma ontologico. È soltanto grazie alla dualità del ‘maschile’ e del ‘femminile’ che l’umano si realizza appieno. Scrive Tommaso d’Aquino: Il mondo sarebbe imperfetto senza la presenza della donna (Iª q. 92 a. 1 ad 3). Nel divenire sociale, la tradizione del ‘femminile’, assume forme e caratteristiche diverse, anche contrastanti nell'arco dei secoli, e più sostrati si sono ramificati. Per l’Aquinate, la diversità dei sessi rientra nella perfezione della natura umana (S. Th., I, 99, 2, ad 1), e la donna avrebbe, tra l'altro, precipuo compito: la 'generazione', cosa che nessun uomo (maschio) può fare. Nella quaestio 93, art. 4, precisa che: sia nell'uomo sia nella donna si trova l’immagine di Dio quanto a ciò in cui principalmente consiste la sostanza dell’immagine, cioè quanto alla natura intellettiva. Per giungere alla definizione: donna è l’armonico che completa la disarmonia, cioè l’uomo (maschio).

Un’eredità culturale che s’identifica idealmente nello splendore del Creato, inteso come bello, bene, vero: bello, ovverosia armonia, “Debita proportio, claritas, inte-gritas sive perfectio” (S. Th. I, q. 39, a. 8 co); bene, che è soprattutto il bene comune; vero che, come dice Giovanni (8, 32), fa gli uomini liberi, ed è garanzia di giustizia e pace.

Il presupposto di costrutto propositivo e educativo dell’operato della donna nella società civile, è testimoniato dal suo precipuo dato intuitivo. La capacità intuitiva del genio femminile, rappresenta, un canale attraverso cui alcune donne, esercitarono un ruolo autorevole anche nella comunità ecclesiale. Caterina da Siena, Angela da Foligno, Margherita da Cortona, Brigida di Svezia, Francesca Romana, sono alcune tra le tante donne autorevoli impegnate nel progetto di ‘riforma’ della Chiesa, consapevoli del proprio ruolo di partecipazione attiva alla vita ecclesiale e alla politica del loro tempo. La novità di queste figure è rappresentata dal fatto che sono laiche, che avvieranno modalità nuove di presenza femminile nella vita cristiana con carisma e intraprendenza. Tra le altre, evidenziamo come l’espressione ‘Io Caterina’ della Senese, ricorrente nelle sue lettere, manifesta la volontà imperiosa di chi si sente chiamata a una missione pubblica, con la consapevolezza di sé e del proprio compito in una comunità cristiana lacerata.

L’ardore di Caterina era tutto profuso nella direzione della verità e della responsabilità che da essa deriva, nella difesa della dignità, della giustizia, della libertà che, diceva, essere il tesoro che Dio ci ha donato nell'anima, in più fu persuasa del fatto che la società civile deve essere in funzione e al servizio dell’uomo e, perciò, non può avere altra finalità che quella di favorire e di rendere possibile il completo sviluppo delle persone umane.

Dai tempi di Caterina fino ai nostri giorni, scorrendo il dato della narrazione umana, si evince un cambio rapido della scena del mondo, soprattutto del mondo ‘donna’ che, seppure con fatica, perviene a talune conquiste circa i diritti, lo stesso non può dirsi circa i ‘rapporti’, soprattutto legati a processi di equità e legittimità. Le ‘lotte’ molte volte per ciò che è della natura e nella natura non avrebbero necessità d’esistere, ma permane nell'uomo una particella errante, a volte non controllata che, come scheggia impazzita, alimenta l’innaturale che in alcuni ambiti determina spreco di risorse umane e di pensiero consapevole e fruttuoso.

L’intuizione del patire e non subire, alimentato dal reagire all'ingiusto, ha determinato un’ascesa dolcemente prepotente della figura femminile, in tutti gli ambiti professionali della società. Dare senso all'alimento del reagire è punto fermo nella crescita della donna, che manifesta la sua poesia, la personale esistenza, e consapevolezza di sé.

Abbiamo bisogno di certezze, di testimonianze di costrutto cui far riferimento, linfa di speranza edotta e rinnovata di cui il mondo femminile è parte protagonista. La frammentazione umana, alimentata da secolari malcostumi e ‘poteri forti’ maschili, nei più svariati ambiti della tradizione culturale, nella più semplice convivenza umana e comunicazione moderna, molte volte alimentata dal ‘silenzio non reagente’, se da un lato ha contribuito alla pluralità d’informazione settoriale variegata, sorta di democrazia della conoscenza e libera espressione proporzionale, dall'altro ha portato con sé molteplici effetti pregiudizievoli. Dal lato della realtà conosciuta, con la frammentazione si ha una molteplicità di dati e di conoscenze senza una visione unitaria del reale: l’uomo si trova a dover agire in un mondo del quale ha soltanto delle immagini parziali e scollegate, compresa la conoscenza del suo simile con il quale, magari, vive accanto. Da ciò nasce un senso d’insicurezza, d’inquietudine, che è transitoriamente nascosto dai risultati della scienza tecnologica.

La sapienza filosofica, la sapienza poetica, sono necessarie all'uomo poiché costituiscono un sapere profondo e radicale a livello puramente umano, in cui emerge l’efficacia spirituale.

Ci troviamo di fronte a un compito affascinante e nuovo, anche perché viviamo in un mondo culturale altamente sviluppato sul piano scientifico e tecnologico. La ricerca dell’unità, dopo la frammentazione, costituisce una meta molto esigente e all'altezza dell’attuale momento storico. Vale la pena rompere schemi isolanti e tentare di superare così la frammentazione, facendo ‘corpo’.

Non bisogna dunque avere paura di confrontarsi, è proprio in questo che matura la crescita di ogni persona, anche rimanendo su posizioni diverse, la stima è elemento che accresce l’umano convivere. E non si può non riconoscere una peculiarità di cui la donna non lesina appartenenza: la virtù della fortezza che, come dice Tommaso d’Aquino, consiste nell’“operare fermamente”, nel rimuovere ostacoli e nel coraggio con cui affrontare le difficoltà, poiché è, innanzi tutto, una virtù improntata a verità. La virtù della fortezza ci dà subito l’idea di qualche cosa che apre gli orizzonti della grandezza d’animo e della generosità, del vigore del carattere nel compimento del proprio dovere, quindi, anche del superamento delle iniquità e delle debolezze.

L’esempio dell’armonico femminile, anche nell'azione educatrice, è testimonianza esplicita: amando il sapere che trasmette, la donna è capace di innestare il seme fecondo e favorirne, dunque, lungimiranza intellettuale e umana, non temendo confronti, proponendo e mai imponendo, lasciando ciascuno libero, nella propria crescita e formazione, di volere o meno scegliere e discernere il bene dal male, il nostro meglio è sempre nell'esercizio della volontà che segue l’intelligenza e mai viceversa.

Lo sguardo genuino sul mondo del femminile prospetta, in un certo senso, l’apertura all'ammirazione, anelito di speranza, che si rafforza nella consapevolezza della conoscenza attraverso cui il dinamismo della realtà appare, nella sua essenzialità e semplicità, come carne viva in un corpo vivo, ardimento del bello in un’anima intrisa di bellezza.


[Intervento: Cenacolo Sororum - "Essere Donna Oggi, nella Chiesa e nella Società, tra Maternità e Servizio" - Basilica di Santa Maria sopra Minerva - 17 giugno 2017 - Roma]



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