domenica 29 ottobre 2017

È la coerenza valore discriminante nell’impegno politico?

Quaestio: è coerente la politica attuale al suo fine? È spiacevole non trovare riscontro pratico riguardo il fine alto della politica: l’essere al servizio della gente. Di fatto, la politica, sembra assolutamente votata ad una autoreferenzialità, perdutasi nella centralità di un potere da gestire per propria sussistenza, del tutto slegata e distante dalla gente.

Un arrampicarsi di conformisti che ad altro non ambiscono se non alla conservazione del proprio vantaggioso dominare. Di questo la società moderna ha bisogno? Perché non si cerca un rinnovamento generazionale oltre le oligarchie?

Ogni vero mutamento, come ogni dato di progresso, non può che essere primariamente interiore, dalle necessità umane nasce la libertà. Ne consegue che non vi è scelta senza intelletto e pensiero, e senza uno stato abituale del carattere. L’agire bene, e il suo contrario non si danno senza pensiero né senza carattere. D’armonia e d’incanto si innesta virtuosa la libertà d’espressione, le contrapposizioni fanno fiorire dialoghi, tuttavia, come insegna Weber, vi è una distinzione tra un’etica della convinzione e un’etica della responsabilità. La prima corrisponde all’agire razionale rispetto al valore, che prescinde da ogni altra considerazione e dalle conseguenze. La seconda è connessa all’agire razionale rispetto allo scopo, che implica la ricerca dei mezzi adeguati e la previsione delle conseguenze. 

Il processo di qualunquismo cui, assistiamo, che caratterizza lo sviluppo del mondo moderno, estende sempre più la supremazia della razionalità rispetto allo scopo. Ergo: chi ha la disposizione per la politica, deve seguire l’etica della responsabilità, senza, tuttavia, sacrificare la capacità di dimostrarsi, fedele ai valori. Arduo impegno è la politica!

Vi è una differenza tra l’agire secondo la massima dell’etica della convinzione, e l’agire secondo la massima dell’etica della responsabilità, secondo la quale bisogna rispondere delle conseguenze delle proprie azioni. La politica si fa con il lume d’intelletto, ma non con esso solamente, occorre anche il cuore, la passione al bene dire e al bene fare, corredato dal senso della solidarietà, unità, trascendenza poetica. Implica, la politica, un’idea di azione del tutto volta a concretizzare le esigenze e i bisogni dei cittadini. Il tentativo di spiegare il bene sociale ricorrendo semplicemente a una teoria della società, in termini di pratiche, tradizioni e dell’unità narrativa delle vite umane, non è adeguato fin tanto che non venga esplicitamente fondato in una metafisica. Pratiche, tradizioni e tutto il resto possono funzionare, come di fatto funzionano, solamente in quanto gli uomini hanno un fine verso il quale muovono in ragione della loro natura specifica. Questo fine deve trascendere il se, deve poter valorizzare l’essere, e poter avere la dimensione dell’altro di cui nutrire se.

L’etica della convinzione e quella della responsabilità, quindi, non sono antitetiche, ma si completano a vicenda, e solo congiunte formano il vero uomo, quello che può testimoniare il valore della politica. Un ideale? Forse, certo un desiderio di rinnovare il dato della ricerca politica, assopito da sventolio di bandiere inconsistenti, che se si agitano è perché seguono il vento che oggi soffia da una parte, domani dall’altra. L’idea di penetrare il bene e renderlo attuale, fermi nella determinazione valoriale, in uno stato abituale del carattere, invece, non subisce alterazioni di soffi esterni, sa essere determinato, sa costruirsi e costruire. La coerenza, ideale puro, del tutto elusa da una modernità relativista, può fare la differenza per la valorizzazione e il servizio alle persone?

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