sabato 14 aprile 2018

Dire no alla guerra è un dovere per la politica responsabile

Venti di guerra, assurdi nefasti interventi segnano territori, segnano la vita umana, e nulla insegnano se non il regresso di una società che ancora crede che l’uso delle armi, l’uso della forza porti la pace, o sedi tumulti nei territori. La guerra non ha armi legittime e armi illegittime, non è una corsa di ammonizione su chi ha cosa, su chi ha potenza missilistica da esibire e potenza economica da decantare, la guerra è solo morte e distruzione.  

Non si attacca un territorio per illudere il mondo che si è il bene contro il male.  Si aprano gli occhi, sia vivida la luce di intelletto, soprattutto in chi ha responsabilità politica: la guerra è solo male che annienta ogni senso d’umanità. E non sono sui fronti, in prima linea, i folli che detengono il potere degli Stati, supportati da desiderosi di morte che alimentano traffici di armi, vendita e commercio che inganna il senso sacro della vita e del bene nel mondo. Muoiono cittadini inermi che in nome del nulla, dell’incomprensibile subiscono sopruso, trovandosi vittime. Non si quieta violenza con la violenza, non si frena sopraffazione con la sopraffazione.

Che fine ha fatto il rispetto per la dignità dell’uomo nella società? Perché nessuno ferma la follia della guerra? Vogliamo l’Amore che porta la pace, vogliamo la Libertà che esula da folli gesti che distruggono, vogliamo il Rispetto dei Popoli e il Dialogo che solo è in grado di far emerge Bene. 

Troppo facile armarsi, troppo semplice chiudere e sbarrare porte. Purtroppo viviamo nel tempo della superficialità, in cui l’uomo è diventato relativo oggetto e non soggetto di valore, bene prezioso da tutelare, non in apparenza ma con sostanza di verità, tutto è pura immagine che confonde e allontana dal vero, generando sofferenza. Siamo nell’era del discredito dell’umanità, della tuttologia al cospetto del potere materiale, siamo in balìa dell’economia potente, dei sistemi mafiosi nefasti, della massoneria più nera che altro non desiderano se non alimentare morte e distruzione a vantaggio solo dei personali interessi. Il carcere più angusto per l’uomo è il suo Io. 

Eppure non è trascorso tanto tempo da esperienze di folli gerarchi che hanno annientato società e vite umane. Ma niente: la storia nulla insegna, piuttosto ripropone l’arroganza del male che trova alimento nel disprezzo della vita.

Alzarsi e dire No alla guerra è un dovere per l’umanità che continua ad essere offesa, alzarsi e dire No alla guerra è non rimanere indifferenti, poiché ciò che non si frena all’inizio distrugge nel tempo. La pace si costruisce nel dialogo delle parole di senso, nel rispetto e comprensione, nella passione sconfinata al Bene Comune. E dopo che si è seminato morte, inganno - non si uccide solo con le armi, ma anche con gesti, ostili intenzioni, discredito, indifferenza -, quale pace può venire? E se viene, quanto tempo dovrà trascorrere?

Fermarsi a riflettere su cosa si alimenta nell’animo dell’uomo ferito, porta a indignarsi, quindi a reagire. Ergo: la speranza si alimenta di vita pro bonum facere, ed è il dialogo, la volontà d’interagire, la fonte principale da cui scaturisce la pace. 

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